Garth Ennis contro i supereroi: The Boys

Ennesimo figliol prodigo del cinismo formato sceneggiatore: Garth Ennis; papà di molte storie pubblicate su The Punisher e di altri lavori come Preacher e Hellblazer, The Boys   è una serie di 19 volumi di pura follia. Creato in collaborazione con il buon disegnatore Darick Robertson, (militante in Dc,Marvel e in Transmetropolitan ,scritto da Warren Ellis), l'opera racconta le insane gesta del gruppetto capeggiato dall'inglese Billy "The Butcher". Insieme a lui in questa crociata ci sono "Piccolo Hughie" (ispirato graficamente all'attore protagonista di Hot Fuzz, Simon Pegg), l'antieroe riluttante coinvolto nell'azione, "Latte Materno", un ex marine di colore piuttosto precisino, "Il Francese", un francese mentalmente disturbato e "La Femmina della Specie", una dodicenne asiatica killer professionista nel tempo libero. Nel ruolo di Mentore, Butcher rispecchia in tutto e per tutto lo scrittore, con i suoi modi rudi e una sprezzante franchezza. All'opposto, Piccolo Hughie rappresenta gli aspetti più umani dell'autore: la riflessione, le ansie e le paure di una persona comune.
 I Boys altro non sono che dei "paparazzi" che spiano le vite private dei super, al fine di recuperare le prove dei loro vizi (molto spesso estremi e pericolosi) al fine di ricattarli.

La coercizione viene adoperata per sminuire l'importanza del Supereroe che, in qualità di difensore della popolazione, spesso non viene accettata . Per questo motivo la suddetta pressione comporta lo scontro diretto tra le due parti.
Come si fa a "sistemare" un Supereroe dotato di poteri sovrannaturali? la risposta fa parte del lavoro di uno sceneggiatore: "papà" Ennis risolve il tutto con una polverina blu detta Composto V, creata dai nazisti tempo addietro e venduta ora come una qualsiasi droga in commercio. Questa droga viene utilizzata anche dai Boys per poter fronteggiare il nemico.
Perchè i protagonisti agiscono in questo modo? All'interno della trama, una società  di sviluppo bellico, crea i super come fossero armi di distruzione di massa con lo scopo di venderle al Ministero Della Difesa della nazione. "Butcher" e la Cia, convinti della pericolosità di questo piano, agiscono in modo da evitare che queste potenziali minacce possano legalizzarsi e arrecare in tal modo danni ben più consistenti di quelli ipotetici.
Col passare dei volumi la storia si impreziosisce di elementi legati alle storie personali dei principali protagonisti, mentre gli eventi fondamentali che accompagnano tutta la narrazione sono:
l'attenzione di Butcher verso il gruppetto dei "Sette" (parodia piuttosto libertina della Justice League) ;
 l'immancabile storia d'amore, tra Piccolo Hughie e "Starlight", la novizia dei Sette (la classica storiella alla Romeo e Giulietta, intramontabile clichè la cui mancanza potrebbe essere piuttosto pesante).
Gli intenditori della produzione targata Ennis  sapranno benissimo riconoscere i suoi concetti più famosi:
 il cinismo e l'humor nero,
la crudeltà verso i suoi stessi personaggi (l'elemento che, a parer mio, distingue un grande sceneggiatore da uno buono),  l'odio più totale verso qualsiasi forma di religione. L'ultimo punto, in questo caso, risulta  meno accentuato rispetto ad altri lavori, Preacher soprattutto.  L'opera si presenta come una vera e propria valvola di sfogo di entrambi i collaboratori,evidentemente stufi delle innumerevoli testate super-eroistiche in continua, repentina e discutibile uscita, della poca originalità e degli eventi basilari per la narrazione,  cui un addetto ai lavori deve attenersi nella realizzazione della trama. Il risultato finale percepito è, a mio giudizio, azzeccato e in certi casi appagante. Perchè appagante? Perchè in fondo io, come lettore, mi sono particolarmente stancato di vedere sempre le stesse trame univoche con  personaggi spesso discutibili e sviluppi piuttosto aridi di originalità. E' vero siamo in un periodo in cui si è già fatto tutto e quindi è difficile non trovare similitudini con altre testate ma, per mio gusto, è più soddisfacentemente osare e magari alla fin fine fallire piuttosto che fossilizzarsi sull'esistente.
I dialoghi sono un po' sboccati ma, diciamo le cose come stanno:senza di loro un'opera di critica distruttiva come questa non produrrebbe l'impatto che ci si aspetta; la parte grafica è ben curata, dallo stile accademico (del fumetto americano) con qualche tocco personale legato all'uso dei tratteggi modulati e delle forme, a volte cartoonesche, mentre le caratterizzazioni dei personaggi legati alle trame sono varie e ben riuscite, con
qualche vezzo o difetto piuttosto assurdo che però non stona assolutamente.
Sento inoltre il dovere di segnalare, all'interno della trama,  il pensiero personale dello sceneggiatore che, esteso e documentato con minuzia , può offrire al lettore qualche spunto riflessivo più o meno profondo.
 Uno di questi, per esempio, è proprio legato al concetto dell'esistenza di Dio cara al buon vecchio Garth.
 In definitiva, io propongo, senza ombra di dubbio, questa serie a tutti gli appassionati di fumetti che vogliono portare la loro attenzione su qualcosa di alternativo al solito manga o al solito spillato , fatto di trama profondamente buonista, dove il supereroe sconfigge sempre il cattivo dopo varie avversità, solo per evidenziare che il bene trionfa sempre. Per un Supereroe la vita nell'universo di THE BOYS è un esperienza ben più dura che affrontare e sconfiggere il supercattivo di turno.  MOOOOOLTO PIU' DURA.
Spero di avervi trasmesso la stessa curiosità da me provata  durante la lettura del numero uno.
Cordiali saluti,
Gabriele "Gabe" Crepaldi

1 commento:

  1. Ottima recensione. :) Descrivendo in linee di massima il fumetto, mi è presa la voglia di leggerlo. Soprattutto perchè non apprezzo molto le tematiche trite e ritrite dei fumetti. Come hai detto tu, "meglio osare e fallire che fossilizzarsi sull'esistente". :)
    spero di leggere al più presto qualche altra tua recensione.

    -Annù

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