Oltre il limite di Dragonball Z: Dragonball Kai!

Per molti fan l'impiego di risorse utilizzato per realizzare l'anime di "Dragonball Z"(ドラゴンボール Z Doragon Bōru Zetto) fu davvero davvero uno spreco. La serie,contando anche la saga di Majin Bu, contava 291 episodi. Per chi venne coinvolto dalla storia di Son Goku solo attraverso la trasmissione su Italia 1 (gennaio 2000) il tutto risultò completamente nuovo e, anche se a tratti un po' lento, un capolavoro indiscusso. La commixtio generis della quale siamo spettatori grazie a questo shonen lo cataloga come prima vera novità per la sua inventiva e antenato di successi più contemporanei (Naruto, Bleach etc.). Ricordiamoci che il
manga di "Dragonball" iniziò in Giappone sulle pagine della rivista settimanale Shonen Jump nel lontano 1984 perdurando fino al suo termine nel 1995. Per chi avesse letto il manga, ristampato numerose volte anche qui in Italia, le differenze con l'anime sono evidenti già dalla prima serie. Lo stile proprio dell'autore Akira Toriyama è affascinante nelle sue tavole poiché questi sa narrare un molteplice numero di eventi pur servendosi di poche tavole: basti pensare che il numero ufficiale che va a comporre la serie completa (Dragonball & Dragonball Z) conta soltanto 42 tankobon. E allora come mai l'anime è così prolisso? Per il duplice intento di allungare la serie e di dare tempo all'autore di sviluppare i capitoli del manga, dato che durante la trasmissione dell'anime la serie cartacea era ancora in corso. Come dilatare la serie il più possibile? L'effetto suspance viene spremuto fino all'osso protraendo eventi come battaglie per diversi episodi ma non solo: vengono realizzate puntate chiamate ufficialmente "filler" che, proprio come la traduzione del termine inglese ci suggerisce, sono create appositamente per "riempire". E' proprio grazie a questi filler che si ottengono storie pienamente originali, non presenti sul manga e talvolta fastidiose in quanto distolgono lo spettatore dal filone principale della serie. La presenza di questi episodi sa anche essere gradevole, ma il totale abuso subito da "Dragonball Z" ha addirittura intaccato quella gradevolezza che l'opera suscita (si pensi alla saga di Garlick jr.). Presa la serie completa in considerazione il risultato finale è sicuramente brillante, non ci sono dubbi. Un purista però, se così lo vogliamo chiamare, preferirebbe il manga ritenendolo superiore di molto e sarebbe capace addirittura di screditare l'anime. Se il manga e l'anime ci narrano la stessa storia allora come mai intercorre una differenza così pronunciata tra le due opere?
Questa volta ci troviamo nel caso in cui la forma è talmente distorta da compromettere anche la sostanza. La suspance tanto ambita dall'anime rovina l'integrità che Toriyama aveva saputo imprimere nelle sue tavole e, nonostante le azzeccatissime voci del doppiaggio italiano (Paolo Torrisi, Gianluca Iacono, Emanuela Pacotto etc.), l'iniziativa di aggiungere i pensieri dei personaggi nei lunghi momenti di silenzio presenti in lingua originale  banalizza il tutto in modo eccessivo. Un desiderio espresso da molti fortunatamente è stato realizzato nel 2009. Per celebrare il ventesimo anniversario dalla prima messa in onda di "Dragonball Z" (1989) è stato prodotto un nuovo anime che porta il nome di "Dragonball Kai"(ドラゴンボール改 Doragon Bōru Kai). Quest'ultimo è una serie che subìto un accurato lavoro di labor limae: non è infatti stata creata dal nulla. Cos'è "Dragonball Kai"?
La serie originale di Dragonball Z fino al termine della saga di Cell viene riproposta qui escludendo i filler e rimodellando tutte quelle scene che subirono un'eccessiva dilatazione. La qualità delle immagini inoltre è superiore: la serie infatti è stata rimasterizzata in alta definizione ed alcune scene sono state ridisegnate. Siccome è una revisione i disegni e la regia sono gli stessi del vecchio anime (rispettivamente Yuji Ikeda & Daisuke Nishio). Le musiche sono state adottate ex novo: Shunsuke Kikuchi della vecchia guardia è stato sostituito da Kenji Yamamoto per le background musics. Animazioni totalmente nuove sono state realizzate per la nuova sigla d'apertura che non vede più il grandissimo Hironobu Kageyama alle prese con "Cha-la- Head Cha-la" bensì "Dragon Soul" eseguita da Takayoshi Tanimoto. Il doppiaggio da conferma dell'altissima qualità di quest'opera: vediamo infatti, per quando è stato possibile, i doppiatori storici della vecchia serie Z come Masako Nozawa (Son Goku & Son Gohan), Ryo Horikawa (Vegeta), Toshio Furukawa (Piccolo), Ryusei Nakao (Freezer), Norio Wakamoto (Cell) e molti altri. Saranno tutte voci riconoscibilissime anche per i fan italiani, abituati ad ascoltarle nei classici videogiochi della saga sin dai tempi della compianta Playstation (es. Dragonball Final Bout, Dragonball Ultimate Battle 22 etc.). La serie è raccolta in soli 98 episodi, precisando che nella vecchia edizione Z le saghe da Vegeta a Cell raccoglievano ben 194 puntate (praticamente la metà rispetto all'originale).
Vedere questa serie, anche se si è un po' cresciuti, è qualcosa che un fan di "Dragonball Z" deve assolutamente fare. La massimizzazione dei tempi e l'utilizzo delle risorse oggi a disposizione ha dato vita ad un'opera paradossalmente originale. Questa assoluta fedeltà alle tavole del maestro Toriyama evidenzia una nuova concezione di Dragonball, concezione che in realtà è quella che dal principio sarebbe dovuta essere. Eliminando quella massiccia quantità di futilità di cui la serie originale è stata vittima si ha oggi la possibilità di seguire la storia come originariamente è stata concepita. A volte la serie Kai non omette qualche filler, ma questo solamente perché non è possibile (come il capitano Ginew che colpisce Bulma con il Body Change), e nonostante questo è capace di renderli piacevoli vista anche la rapidità con cui vengono affrontati. Le nuove background music infine, accompagnate dalle voci storiche e colori più sgargianti, giocano un ruolo di fondamentale importanza configurandosi pienamente con i nuovi ritmi imposti alla serie. Questo nuovo ritmo, pur tagliando i tempi ai quali siamo stati abituati, saprà gonfiare e valorizzare sì le battaglie ma anche i sentimenti e le sensazioni dei personaggi, imprimendo Dragonball anche di una drammaticità inaspettata che lo spoglia di quel lato a volte puerile dell'anime classico. Un esempio è la battaglia con i Saiyan Vegeta e Nappa, dove i personaggi principali (Yamcha, Tenshinhan, Jiaozi e Piccolo) muoiono in sequenza e ad una velocità travolgente: da qui si comprende e si esalta al tempo stesso la difficoltà di una battaglia che vede un personaggio solitamente comico come Crilin del tutto inerme e disperato per aver perso i suoi migliori amici. Più rappresentativo ancora di questo rapporto sintesi/efficienza è la battaglia che vede Vegeta contro Freezer nella sua forma finale. Lo stato d'animo di Vegeta è dipinto grazie a pochi episodi che lo ritraggono sempre più disperato a causa della sua impotenza; questi sentimenti hanno una degna trasposizione che non rende giustizia solo al manga, ma al personaggio di Vegeta stesso. Questi sono soltanto un paio di esempi per sottolineare come la brevitas a volte sia più potente di una mera lunghezza fine solo a se stessa.
Altro importante appunto è il saggio utilizzo delle vecchie risorse. La serie Z, molto distante nella narrazione dallo stile di Toriyama, si perdeva in lunghi flashback non presenti nel fumetto. Se ad esempio nel manga un personaggio raccontava un evento, nell'anime quest'ultimo veniva successivamente mostrato: ed ecco che Trunks del futuro che parla degli androidi è seguito da due o tre minuti dove si vedono figure misteriose combattere o seminare il terrore nelle strade. Questi elementi hanno avuto solo una parziale elisione: le scene aggiuntive sono nella versione Kai integrate nel racconto stesso dei personaggi e sono adoperate in un arco di tempo giusto, perfettamente calzante. La storia quindi non presenta nemmeno quei rallentamenti superficiali ai quali siamo costretti ad assistere. Gli elementi che prima avevano soltanto una funzione dilatante sono ora sempre posti al servizio di questa ottima sintesi che non smorza mai la vera essenza. Il termine "Kai", che significa "revisionato", lo si può relazionare soltanto all'anime originale. Se quest'opera venisse paragonata al manga che ci ha fatto innamorare a questo meraviglioso shonen, avrebbe senz'altro più diritto di essere chiamata "Dragonball Z".
Un capolavoro inverosimilmente atteso dai fan più accaniti che ritrae perfettamente lo spirito di quel manga apparso per la prima volta nelle nostre edicole nel lontano 1995 (Star Comics). Un regalo per tutti coloro che non hanno potuto dare un pieno punteggio alla vecchia serie tv. Un Akira Toriyama che fa acquisire nuovo vigore ad un classico che ci ha dimostrato che può ancora stupire.
FedereZ

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