Amon The Apocalypse of Devilman |
Dante Alighieri, l'uomo che ha saputo intrecciare così tanti endecasillabi sciolti con una tecnica così fine da lasciarci credere che facessero l'amore, realizzando la sua Commedia, oltre ad incantarci, ci ha fatto assaporare ogni dettaglio dei mondi ultraterreni ai quali fa visita.
Cosa ha fatto l'illustratore francese Gustave Doré? E' riuscito a sintetizzare diverse azioni dell'opera di Dante e gli ha donato vita con i suoi tratti che si sono magnificamente sposati con lo stato d'animo delle stesse. Un realismo così agghiacciante e privo di colore però, dopo averlo visto, ci si chiede se sia stato Dante stesso a commissionarglielo; tutti, o almeno in molti sanno che Doré è nato cinquecento anni dopo il poeta fiorentino. Il segreto lo troviamo nella sincronia quasi mistica che ha legato i due, seppur in diversa materia, maestri. I versi sono la generosa creta donata al Doré per plasmare l'arte. Quella vera. Quella squisitamente pura.
E allora perchè non traslare questo concetto di osmosi anche nel mondo dei manga? Cos'è un fumetto se non una sceneggiatura minuziosamente dettagliata?
Qui il ciclo si muove in una dimensione distorta, ma quando ricongiungiamo gli elementi del puzzle finalmente troviamo le risposte. Perchè l'ispirazione di Go Nagai deriva da quella che il Doré prima di lui ha avuto in Dante.
Ed è finalmente Devilman.
E' il 1972 ed un giovane Nagai che si sente abbattuto dalla censura applicata nelle sue tavole erotiche decide di utilizzare l'odio per dar vita ad una storia che parla di demoni, sangue, antieroi e apocalisse. Sfrutta il pessimismo di quei giorni e crea attraverso la china una guerra che porterà il genere umano all'estinzione. E' bravo il giovane ragazzo di Wajima, nonstante il tratto ancora comico e leggero ha un'eccellente dote di sintesi posta al servizio di un'iperprolifica fantasia.
Milioni di copie vendute. Ma dov'è il Doré di Go Nagai? Chi potrà mai rendere viva quella sceneggiatura così perfetta?
Bisognerà aspettare anni, quindici per l'esattezza. E' il 1987 quando esce in home video "Devilman - La nascita". Il character designer, Kazuo Komatsubara, è un uomo che non ha bisogno di presentazioni in quel mondo: ha già lavorato con Nagai contribuendo alla realizzazione della serie TV di Devilman del 1972 composta di 39 episodi, la quale però aveva incontrato numerosi ostacoli poiché il prodotto che si voleva vendere era destinato ad un pubblico di preadolescenti. Lì il plot aveva preso una posizione talmente tanto distante dall’originale da perdere il concetto cardine dell’opera cartacea.
Il Devilman di Kazuo Komatsubara |
Nel 1990 abbiamo un altro episodio di questa saga: "Devilman - L'arpia Silen". Lo staff è lo stesso e la formula rimane vincente. Si notano i miglioramenti rispetto al primo episodio, legati comunque allo sviluppo di più avanzate tecniche di animazione, ed un impegno maggiore, perchè qui si vedranno molte scene di combattimento che daranno una marcia in più alla storia. Anche qui non ci sono particolari modifiche, e comunque non cambiano la direzione che la storia originale prende.
L'Arpia Silen, dal secondo OAV |
Ecco. Attraverso queste due opere la matita di Go Nagai ci ha parlato in tutta la sua chiarezza. Lo stile sporco, eccessivo e violento dell'autore viene trasportato sullo schermo con un'eleganza inquietante. Lo stile di Komatsubara, anche ricalcando la trama di un manga che ha come parola d'ordine "violenza", riesce a risultare terribilmente romantico nel senso più puro del termine. Quando la madre del protagonista viene brutalmente uccisa, non si pensa al disgusto provocato dalla scena, ma al dolore di Akira e alla forza che questi trova nella sua ira.
Si è parlato di Dante, Doré, Go Nagai e Komatsubara. Ma dove vogliamo arrivare?
E' il terzo OAV dedicato alla serie di Devilman. Realizzato nel 2000, porta con sé il titolo: "Amon - The apocalypse of Devilman".
Le aspettative suscitate da quello che poteva essere il capitolo conclusivo della saga sono state subito tradite dal titolo. Già, perchè non si continua la storia classica del manga, ma vengono tratti e nemmeno in modo fedele degli elementi dello Spin-off "Amon - The Darkside of Devilman" di Yu Kinutani.
La sezione finale della storia, quella narrata nei due tankobon finali, tratta il lento logoramento del genere umano causato dalla paura e dalla diffidenza. L’apice della follia lo si raggiunge con la morte di Miki Makimura. Il processo che porta a questa fase è lento e denso di digressioni che pur distogliendo l’attenzione dai protagonisti permette di capire a pieno le paure di Akira, il sadismo di Ryo Asuka e il panico generato tra gli esseri umani.
In questo OAV non vedremo niente di tutto questo.
I dialoghi, il punto forza di Go Nagai, sono schiacciati da lunghe scene di combattimento tra personaggi che tra l’altro nemmeno esistono nel fumetto. La situazione in cui versa l’umanità è banalmente riassunta nei primi minuti attraverso dei sottotitoli; elementi fondamentali come i “caccia-demoni” sono inesistenti, per non parlare del personaggio di Zenon che viene eliminato così da poter dire che Amon è il più forte di tutti i demoni. La reinterpretazione della genesi mostrata alla tv da Ryo è una vergogna che predilige una violenza non inutile, ma stupida e con forzati riferimenti sessuali. La scena finale inoltre, che vede Akira camminare davanti a Ryo in uno scenario apocalittico, porta tutto l’OAV in una dimensione troppo irreale per poterla apprezzare davvero. Non bisogna dimenticare inoltre che il combattimento clou tra Amon e Devilman si disputa nella testa di Akira, quindi in un “dove” meramente astratto.
Non c’è una fine.
Il Devilman di Yasushi Nirasawa |
No.
Yasushi Nirasawa ha svolto un lavoro eccellente, ma prendere un personaggio che anni prima era stato affidato da Kazuo Komatsubara richiede molto più impegno oltre che a comportare una grande responsabilità.
Lo stile eccessivamente gommoso coadiuvato da lunghi nasi ed abiti improbabili è un qualcosa che ha certamente contribuito alla resa scadente di questo lavoro. L’estetica stravolta di Devilman è traumatica.
Perché è blu; perché ha guanti e collant; perché è bulimico; perché deve risolvere un serio problema di scogliosi. Non c’è più quel corpo stabile e plastico al tempo stesso con una folta pelliccia sulle gambe che abbiamo visto prima nel 1987 e poi nel 1990. C’è questo. E forse, trama a parte, proprio questo è stato il colpo più duro.
Vedere un eroe ridotto alla stregua di una prostituta che parla e combatte con se stesso fa male agli occhi e al cuore.
L’aggettivo che rende l’idea, che esprime tutto su questo OAV è “inutile”.
Nel cuore dei fans albergherà sempre una speranza su un reboot della serie o magari di una semplice conclusione a quel che di buono era stato creato più di vent’anni or sono.
L’unico vero Doré di Go Nagai è rimarrà sempre il maestro Komatsubara per quanto riguarda Devilman.
FedereZ
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