MAZINSAGA: SOTTO IL SEGNO DELLA Z

Non è la prima né l'ultima volta che voglio parlare di Go Nagai. Dopo aver elogiato e criticato gli OAV di Devilman voglio ora soffermarmi su un'opera esclusivamente esposta su tavole. E' Mazinsaga. Un'opera, o forse sarebbe meglio dire un'impresa, che al maestro è riuscita con dei risultati sorprendenti.
La pubblicazione in Giappone risale al 1990 ed è giunta a noi nel 1996 pubblicata dalla Dynamic Italia. Come nell'edizione pubblicata in patria anche qui la serie conta un numero totale di sei corposi tankobon, come la più fedele tradizione nagaiana vuole.
Ciò che va subito detto è che la serie è incompleta: i motivi non sono mai stati realmente spiegati. Ciò che risulta chiaro dopo la lettura è che la storia stava raggiungendo un elevato grado di complessità. Sicuramente la lettura è destinata a chiunque, ma ciò che si può imparare leggendo i vari titoli di Go Nagai è che per apprezzare a pieno la sua sterminata produzione occorre avere quelle che si potrebbero definire le "basi".
La lettura delle primissime opere o comunque di quelle pubblicate negli anni 70' (in Giappone ovviamente) è fondamentale per gustare appieno qualsiasi battuta, riferimento e concetto espresso. Questo non vale solo per Mazinsaga: basti pensare a Violence Jack, forgiato da tutto ciò che precedentmente l'autore aveva inserito in capolavori puri come Devilman, Mazinga Z, Mao Dante, Cutie Honey, Guerrilla High o semplicemente Kekko Kamen.
Per chi lo conosce, nonostante la sua formidabile fantasia, tutti possono ammettere che gli ultimi venticinque anni circa per Nagai hanno rappresentato una lunga serie di remake letti in chiave differente o magari dei crossover. I personaggi originali plasmati in questo arco temporale sono davvero pochi e nonostante questo sempre lontani dall'avere il carisma dei protagonisti che hanno reso grandi le sue serie classiche.
C'è da dire che questo continuo "annaffiare" una pianta già matura spesso è stato controproducente perchè ha portato a risultati davvero banali, ma non per questo si può biasimare il maestro, perché la sua fortuna risiede proprio nel puntare su temi che non sono mai stati quelli di tendenza: proprio perché le tendenze, si pensi alle saghe robotiche, è stato lui a generarle.
Forte di questa esperienza proveniente da una giovinezza costellata di capolavori, Go Nagai sceglie questa strada. Prende le sue creature, demoniache o meccaniche, e gli regala un nuovo mondo dove vivere la stessa storia. Gli attori e il canovaccio sono gli stessi, il fine ultimo della trama pure, ma i meccanismi attraverso cui arrivare alla profondità delle tematiche esposte sono di tutt'altra natura. Perché allora muoverci sotto il segno della Z?
Perché nessuno avrebbe mai pensato che un uomo capace di creare l'apocalisse di Devilman avrebbe potuto trattare con la stessa minuziosa professionalità una storia che si muoveva tra mostri meccanici e scienziati impazziti.
E' sempre il 1972 quando Koji Kabuto monta per la prima volta sul suo Pilder. E' un piccolo aliante rosso che gli è stato donato dal nonno Juzo, scienziato di fama mondiale. L'aspetto di questo velivolo è innocuo, ma scopriremo subito che sarà il cervello da agganciare a qualcosa di più grande. Alla Fortezza d'acciaio. Al Mazinger Z.
Una volta tutt'uno con questa macchina antropomorfa alta diciotto metri, Koji prescinde il comune essere umano; diventa il super uomo che attraverso la sua volontà può decidere il destino della razza umana. Può distruggere e proteggere.
La firma di Go Nagai è proprio questa, perché anche se con diversi elementi, Koji si trova ad affrontare la stessa situazione di Akira Fudo. E' l'uomo qualunque che all'improvviso si trova ad essere un dio tra i mortali, ed è proprio questo concetto che troviamo nelle prime tavole, è proprio questo il dilemma col quale il protagonista esordisce interloquendo con i lettori stessi. Questo portentoso robot da combattimento deriva dal Japanium, un elemento della tavola periodica totalmente inventato, la cui lavorazione porta alla realizzazione della Superlega Z e la cui scissione degli atomi porta a ricavare l'energia fotoatomica.
Qui il destino di Koji diventa il destino dell'eroe, quindi sacrificare una vita normale per dare la precedenza alla responsabilità derivante dal semplice fatto di possedere (non ci sono scene di Koji che acquisisce il diritto di proprietà sul robot da un notaio quindi "possesso" sembra il termine che calza meglio) il Mazinger Z.
Tolto questo strato interessante (ma non l'unico) che ci invita a perderci nella riflessione, la trama risulta lineare, densa di combattimenti e schiere di mostri meccanici inviati dal Dottor Hell, intenzionato a dominare il mondo aiutato dai suoi indimenticabili sottoposti: il Barone Ashura, il Conte Blocken e il Visconte Pigman.
Le doti di cui l'autore non dimentica mai di dar sfoggio sono sempre quelle di una sintesi brillante capace di mettere in risalto anche con pochi volumi concetti di questa portata, ed essendo questo il piatto forte di un menù ormai entrato a far parte della tradizione, tradirlo significherebbe ammettere l'esistenza di un Go Nagai che rinnega se stesso.
Spieghiamoci meglio.
A parte Violence Jack o Devilman Lady, che contano rispettivamente 27 e 17 tankobon, i quali però più che un racconto sono enciclopedie nagaiane che si muovono su trame autonome, ogni titolo conosciuto conta davvero pochi volumi. A Go Nagai non piace perdersi in filler, è diretto, e vuole che le sue storie abbiano un ciclo continuo e coerente; se poi vuole aggiungere dei ricami o delle correzioni, il suo strumento è sempre stato quello di creare saghe a parte oppure di aggiungere delle appendici alle ristampe successive. Con Mazinsaga Go Nagai perde il controllo e perde la sua battaglia con le sue stesse creazioni.
La sua mente ha generato così tanti personaggi e dimensioni che porle tutte insieme in un'opera così eccelsa avrebbe reso lui stesso una sua creazione: come se il Dio creatore si trovasse allo stesso livello delle creature da lui partorite. Se vogliamo rendere questo concetto più tangibile ai sensi, possiamo dire che l'autore sarebbe divenuto schiavo di Mazinsaga. Filosofia spiacciola a parte, vediamo questa rilettura del più classico Mazinger Z. 
E' sempre Koji Kabuto il protagonista. E' lui in tutto e per tutto: aspetto, intelligenza e semplicità. Studia all'università e suo padre, il professor Kenzo (colui che nella serie classica aveva costruito il Great Mazinger), dopo essersi smaterializzato, gli fa dono dell'elmo di Z. L'elmo ha la forma della testa del Great Mazinger (forse reso con sembianze leggermente più umane), ed è un esplicito riferimento al manufatto presente in Devilman. Dopo averlo indossato una sorta di armatura "mazingermorfa" si posa sul corpo di Koji che diventa lui stesso Mazinger Z. Il concetto rimane lo stesso, ma l'elmo è costruito questa volta in Superlega spirituale Z, la quale dopo aver sbloccato i sette chakra presenti lungo il corpo umano, dona al protagonista il potere di un dio o di un demone. Questo concetto stavolta non resta intuitivo, astratto o forse troppo esagerato come nella serie classica: Koji Kabuto diventa realmente una divinità e può fare tutto ciò che vuole. Gli unici limiti che ha nascono dal fatto che una mentalità colma di complessi e barriere come lo è quella di un essere umano, non gli consente di sviluppare o gestire appieno (almeno agli inizi) i suoi enormi superpoteri.
Nel Mazinger Z del 72' Koji nel terzo capitolo perde il controllo perchè non sa pilotare il robot e distrugge la città. La rilettura di questo capitolo in Mazinsaga è semplicemente emozionante.
Koji perde il controllo del suo potere e il suo corpo enorme, Mazinger Z, diventa nero con denti aguzzi e ali che ricordano quelle di Zenon. E' un demone vero che senza pietà non si limita a distruggere Tokyo, ma l'intero pianeta Terra. Tutto qui? No. Dovrà riscattarsi nella Marte del futuro avanti di cento anni (esatto, viaggia anche nel tempo), dove gli umani sono immigrati, e giura a se stesso di proteggerli col suo potere per rimediare alla tragedia da lui causata.
La storia di Mazinger Z, quella vera che ricalca il fumetto inizia qui, perchè vedremo Sayaka, il professor Yumi, Shiro, il Dottor Hell e tutti gli altri, persino Tetsuya Tsurugi e Duke Fleed. Mi fermo qui per non rovinare quel poco che è stato compiuto riguardo quest'opera. Non vi ho rovinato nulla tranquilli, ho solo riassunto parzialmente e senza aggiungere i dettagli essenziali il primo volume. Go Nagai qui sperimenta un'opera che paradossalmente è nuova, fresca e davvero coinvolgente. Non taglia la storia in capitoli distaccati tra loro come in Jack e non abusa di una serie vecchia come ha fatto in Devilman Lady.
Crea il nuovo puro con gli elementi che lui stesso si era dato anni prima.
E' un rinnovarsi. Una lettura consigliata ed ancora facilmente reperibile per chi è affezionato al vecchio Mazinger o a Go Nagai stesso, ma apprezzabile e forse ancor più frizzante per coloro che per la prima volta si immergono nella lettura, o meglio nel mondo dell'autore giapponese.
Perchè forse il maestro parla di sè nelle sue opere. L'elmo di Z sono le tavole sulle quali inciderà una nuova storia. Se comportarsi da dio o demone,spetta solo a lui e alla sua matita.

FedereZ

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